LA PRIMA MANO BIONICA SENSIBILE AL TATTO IN ITALIA

Roma, 4 gennaio 2018 – Toccare e sentire di nuovo gli oggetti, dopo 25 anni. E’ la sensazione provata da Almerina Mascarello, la prima donna italiana alle quale è stata impiantata la mano bionica che percepisce il contatto con ciò che tocca. “E’ quasi come se fosse tornata di nuovo”, ha raccontato alla Bbc la donna, residente in Veneto, che un quarto di secolo fa aveva perso la mano in un incidente. L’intervento è stato eseguito nel giugno 2016 nel Policlinico Gemelli di Roma dal gruppo del neurochirurgo Paolo Maria Rossini.

L’arto impiantato è stata realizzata dal gruppo di Silvestro Micera, della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa e del Politecnico di Losanna. I risultati dell’esperimento, durato sei mesi in cui la donna ha indossato la mano anche al di fuori del laboratorio, sono in via di pubblicazione su una rivista scientifica internazionale.

Risale al 2014 un tentativo simile su un uomo danese. Ma questa mano, ha spiegato Micera al’Ansa “è una versione migliorata di quella impiantata” all’epoca. La donna è infatti anche la prima a poter uscire con l’arto hi-tech perché, rispetto al 2014 ora l’elettronica è racchiusa in uno zainetto. Questo, ha spiegato Micera, “racchiude il sistema che registra i movimenti dei muscoli e li traduce in segnali elettrici, poi trasformati in comandi per la mano; un altro sistema trasforma l’informazione registrata dai sensori della mano in segnali da inviare ai nervi e quindi in informazioni sensoriali”.

La donna ha portato con sé lo zainetto uscendo a Roma, nell’ottobre 2016, sotto il controllo dei responsabili del test. All’inizio, dopo l’intervento, sembrava che non succedesse niente. Dopo qualche tempo Almerina ha cominciato a sentire le caratteristiche di quello che toccava: la forma degli oggetti, tondi, cilindrici, quadrati, duro o morbido, addirittura la differenza tra zigrinature sottili o più grossolane. A quel punto è scoppiato l’entusiasmo: “E’ come se fosse tornata la mia mano”, ha esclamato la donna davanti ai medici. “Dopo sei mesi l’impianto è stato tolto. L’obiettivo ultimo – ha concluso Micera – è rendere questa tecnologia utilizzabile clinicamente. Lo zainetto è stato uno step intermedio e il prossimo passo è miniaturizzare l’elettronica”.

 

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